Vendite, Confesercenti: «L’inflazione aumenta la spesa ma taglia i consumi, a rischio famiglie e imprese»

L’inflazione aumenta la spesa, ma taglia i consumi. Secondo i dati Istat a luglio, nonostante l’avvio positivo della stagione turistica, le vendite aumentano in valore rispetto allo scorso anno, ma diminuiscono in volume per il secondo mese consecutivo, proprio a causa dell’aumento generalizzato dei prezzi.

Il dato sulle vendite del commercio al dettaglio fotografa il ruolo giocato dall’inflazione nel comprimere gli acquisti in volume: rispetto allo scorso anno, la spesa aumenta del 4,2%, ma gli acquisti diminuiscono dello -0,9%. In particolare, a soffrire sono i beni alimentari, la cui domanda in parte si riduce a causa delle riaperture anche di gran parte delle attività lavorative in precedenza svolte da remoto, che provocano una ripresa dei pasti consumati fuori casa.

A farne le spese sono soprattutto le attività di minori dimensioni: i piccoli esercizi di vicinato segnano il passo, con una variazione della spesa nulla rispetto a luglio 2021, che corrisponde a circa un 5% in meno delle vendite in volume. Al contrario, la grande distribuzione registra una crescita stimabile in oltre 2 punti percentuali, mentre il commercio elettronico segna un forte rilancio, del 20,6% in più rispetto allo scorso anno. 

«I negozi al dettaglio devono districarsi tra una clientela resa sempre più cauta dell’inflazione, e bollette più che raddoppiate. Un mix che rischia di compromettere il trend positivo fatto registrare dalla stagione estiva, sia in termini di vendite che di turisti», commenta Francesca Recine, presidente Fismo Confesercenti Genova.

Le famiglie stanno ancora cercando di mantenere inalterati i livelli di consumo, ma l’elevata dinamica dei prezzi sta costituendo un vincolo insormontabile. La prospettiva appare molto preoccupante: l’inflazione, per ora, non accenna a diminuire e con l’avvicinarsi dell’autunno e dell’inverno le famiglie registreranno in misura crescente gli effetti dell’esplosione delle bollette energetiche sui propri bilanci, con conseguente caduta dei redditi e diminuzione dei consumi in favore delle spese obbligate.

Uno scenario pesante anche per le piccole imprese del turismo e del terziario, che dipendono dal mercato interno, schiacciate tra il rallentamento dei consumi e l’aumento dei propri costi fissi. Senza un intervento immediato per attutire l’impatto degli incrementi di energia e gas, il rischio è che decine di migliaia di attività vengano messe fuori mercato nei prossimi dodici mesi.

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