La sola Italia ospita quasi un quinto di tutti gli impianti di distribuzione di carburante dell’Unione Europea – 21.750 su un totale di 111.329 – e un numero paragonabile a quello di tutte le stazioni presenti in Regno Unito, Turchia, Norvegia e Svizzera che, sommati, ne contano 26.175. Un’anomalia confermata dalla Liguria, con i suoi 498 impianti tra stradali e autostradali a fronte di appena 1,5 milioni di abitanti, per un erogato medio annuo di 626.225 litri per la benzina e 902.088 per il gasolio, imparagonabile con la media europea di circa 3 milioni di litri.
Sono i numeri più eclatanti dell’Osservatorio Regionale Carburanti 2024 presentato dalla Regione Liguria con il supporto tecnico di Liguria Digitale, che fotografa la situazione della rete distributiva stradale e autostradale regionale al 31 dicembre 2023. A commentarli è Fabio Bertagnini, presidente di Faib Confesercenti Liguria: «I dati contenuti nel rapporto, per il quale ringraziamo del puntuale lavoro svolto il consigliere regionale delegato allo sviluppo economico Alessio Piana, la dirigente del settore commercio Serenella Milia e la responsabile dell’osservatorio Ilaria Masia, evidenziano tutte le contraddizioni di un sistema che avrebbe assoluto bisogno di una significativa chiusura incentivata degli impianti e, invece, ne vede sorgere di nuovi lungo le vie più trafficate, a volte anche in deroga alle normative sulla sicurezza, mentre molte zone dell’entroterra vanno depauperandosi progressivamente di un servizio essenziale, alla stregua degli uffici postali, degli sportelli bancari, delle farmacie, delle edicole e dei negozi di generi alimentari».
Per rendere l’idea dell’esagerato numero di impianti presenti nel nostro paese che, come detto, ammontano a quasi 22mila, basti pensare che a livello comunitario la nazione al secondo posto, la più grande e ben più popolosa Germania, ne ha solamente 14.084 nonostante gli oltre 83 milioni di abitanti; seguono la Spagna con 12.346 stazioni e una popolazione di 48,6 milioni, e la Francia con 11.920 distributori per 68,4 milioni di cittadini residenti.
«Se questa sproporzione rispetto agli altri paesi europei emerge in maniera palese dal rapporto dell’Osservatorio – riprende Bertagnini –, meno evidente dall’analisi dei soli numeri è la situazione in cui versano le gestioni, e non solo per quanto riguarda la redditività, drasticamente più bassa, degli impianti italiani in genere e di quelli liguri in particolare, ma proprio per il fatto che la figura stessa del gestore, ormai, sta letteralmente scomparendo».
«Con l’introduzione dei contratti di appalto di servizio, che secondo i dati Faib riguardano oltre il 40% degli impianti a livello nazionale, i margini degli operatori aderenti si sono ulteriormente ridotti e la loro posizione risulta sempre più precarizzata poiché, di fatto, questi possono essere lasciati a casa da un anno all’altro, con conseguente peggioramento del servizio per i clienti e un aumento dei rischi in termini di sicurezza».
«Ad aggravare ulteriormente la situazione è l’altro macro-fenomeno che sta investendo la nostra rete carburanti: la ritirata delle compagnie petrolifere ed il conseguente spezzettamento dei marchi nelle varie regioni tra diversi retisti che, spesso, rifornendosi dalle stesse compagnie, cercano di spremere il più possibile le gestioni. Risulta quindi necessario e inderogabile un intervento del governo per invertire questa tendenza e definire una vera politica industriale per la gestione degli impianti di distribuzione dei carburanti. In ballo c’è la sopravvivenza della nostra categoria», conclude Bertagnini.