«La decisione del Consiglio dei ministri del 28 marzo relativa al disegno di legge “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici” rappresenta un deciso passo verso la tutela del buon cibo italiano, delle nostre tradizioni enogastronomiche e delle eccellenze produttive», dichiara Daniele Erasmi, presidente nazionale di Fiesa-Confesercenti, l’associazione che riunisce gli esercenti del settore alimentare. «Le ragioni che spingono la ricerca di cibi alternativi a quelli naturali, come il contrasto alla fame nel mondo o ai fenomeni clima alteranti, non possono collidere con la necessaria tutela del patrimonio storico, culturale e agroalimentare del nostro paese, da tutti riconosciuto come di altissimo valore. Intravediamo in questo processo e nella narrazione che lo accompagna una deriva inaccettabile per il nostro paese, culla della dieta mediterranea, dei prodotti a denominazione protetta e controllata e della sicurezza alimentare», conclude Erasmi.
«La decisione di procedere rapidamente all’emanazione di un disegno di legge per disporre il divieto di produzione e di immissione sul mercato di carne e mangimi sintetici – aggiunge Luigi Frascà, presidente di Assomacellai Confesercenti – fa capire la necessità e l’urgenza di un intervento per fermare un processo che mira a stravolgere il consumo alimentare nel mondo e metterebbe a rischio il patrimonio agroalimentare italiano. È necessario che il nostro paese si doti di norme severe per tutelare la ricchezza della nostra zootecnia e del grande tesoro professionale della tradizione della filiera carne italiana».
Sulla stessa linea Gianpaolo Angelotti, presidente di Fiesa-Confesercenti Liguria: «È del tutto evidente che dietro la presunte motivazioni di contrasto alla fame nel mondo e di tutela ambientale si nascondono interessi speculativi di grandi investitori e fondi internazionali che vogliono mettere le mani sul mercato mondiale della carne, comparto su cui, più di altri, si sta investendo in ricerca, senza però avere al momento certezze degli effetti sulla salute umana. Bene ha fatto dunque il governo a tutelare i consumatori e il patrimonio enogastronomico nazionale».