Istat: Confesercenti, da inflazione e carrello spesa segnali positivi. Ma raffreddamento prezzi potrebbe essere spia di stagnazione consumi

Il dato sui prezzi al consumo di ottobre diffuso oggi dall’Istat conferma che, nonostante le difficoltà del contesto economico, il processo di rientro dell’inflazione prosegue e si consolida verso livelli considerati ‘accettabili’, così come mostra una discesa anche il cosiddetto ‘carrello della spesa’. Ma i segnali di raffreddamento dei prezzi potrebbero essere anche la spia di una sostanziale stagnazione dei consumi delle famiglie italiane, che continua a incidere sulla dinamica della domanda interna.

È quanto sottolinea Confesercenti in una nota.

Un segnale incoraggiante, sottolinea l’Istituto di statistica, arriva infatti dalla riduzione della dinamica dei prezzi del carrello della spesa, che indica come anche per i prodotti più necessari, in particolare gli alimentari, il percorso di attenuazione delle pressioni inflazionistiche stia proseguendo.

A questo proposito, va evidenziato che alimentari ed energia rappresentano consumi essenziali e non comprimibili – come utenze domestiche e beni alimentari di base – i cui prezzi sono fortemente condizionati dalle quotazioni internazionali delle materie prime.

Dopo la fase iniziale successiva all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, in cui gli aumenti avevano colpito soprattutto le bollette energetiche, negli ultimi mesi i rincari più marcati si sono spostati sugli alimentari.

Ad influenzare il quadro sono state, inoltre, anche le tensioni ricorrenti sui mercati internazionali, accentuate dalla crescente frequenza di eventi climatici estremi. Questi fenomeni stanno determinando non solo una maggiore volatilità, ma anche un incremento dei livelli medi dei prezzi sia dell’energia sia degli alimentari, che mostrano una rigidità nel tornare ai livelli pre-crisi.

In questo contesto, va rilevato che il prezzo delle commodities alimentari resta elevato: secondo i dati FAO, a luglio 2025 i prezzi mondiali delle materie prime alimentari hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi due anni, trainati dall’aumento dei listini internazionali di carne e oli vegetali.

L’Indice FAO dei prezzi alimentari ha toccato quota 130,1 punti lo scorso luglio, il valore massimo dal febbraio 2023, pur restando inferiore del 18,8% rispetto al picco registrato nel marzo 2022, subito dopo l’invasione dell’Ucraina.

In questo scenario, dunque, il raffreddamento dei prezzi potrebbe rappresentare il segnale di consumi delle famiglie sostanzialmente stagnanti, che frenano ulteriormente la domanda interna. Ecco perché è essenziale agire con decisione sulla leva fiscale, diminuendo il carico che grava su famiglie e imprese e intervenendo sul costo del lavoro, per imprimere finalmente quella svolta necessaria a rilanciare la crescita del Paese.

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